domenica 13 maggio 2012

FEDERICA FORLINI





Buongiorno, ti ringrazio per la tua presenza, comincia parlando di te, come ti descriveresti?

Buongiorno anche a te e grazie mille per lo spazio e soprattutto per la pazienza!
Sono una persona che appare molto socievole e allegra, ma chiunque, grattando via la superficie, potrebbe facilmente rendersi conto di quanto in realtà sia una persona schiva e in un certo senso gelosa dei miei pensieri e delle mie emozioni. Pertanto mi è molto difficile raccontarmi agli altri, quando parlo di me spesso e volentieri mi ritrovo a dover abbattere un muro che ho costruito col tempo, perché ad ogni delusione col prossimo ho aggiunto inutilmente l'ennesimo mattone. Sono sempre la tipica persona che per questo si mette in gioco ma non troppo e che ha paura di farsi male in ogni cosa che fa. Ecco, comprendo che lo spettacolino patetico con tanto di violinista in sottofondo possa indurvi a recidervi le arterie, ma purtroppo sono fatta così. Tra l'altro sono testarda e difficilmente torno sui miei passi dopo aver preso una decisione. Ciò che però ritengo più interessante di me è il lato dolce e sensibile, che proteggo con molto impegno e non permetto a tutti di vedere, è riservato alle persone speciali. In conclusione, mi descriverei come una persona che aveva un carattere aperto, chiusosi a riccio col tempo.

Cosa ti ha spinto a far parte del “mondo degli scrittori” ?

Non c'è stato un qualcosa che mi ha dato la spinta, in un certo senso mi sono sempre sentita un po' parte di questo mondo, ma non in questa misura. In passato, quando facevo le medie, ho cominciato a scrivere storie, ma con la prima ho chiuso proprio, perché sono andati perduti i file in una delle tante formattazioni del computer e mi sono scoraggiata, nella seconda invece, è accaduto che non trovavo il giusto finale. In quel periodo scrivere mi riusciva in modo facile e divertente e partecipavo anche al giornalino scolastico.
Per qualche anno ho scritto solo diari ed ho smesso anche con quelli, fin quando, l'anno scorso, al culmine di un periodo abbastanza difficile e buio per me, ho cominciato a scrivere il primo libro, che è nato inevitabilmente, come un'esplosione, da un'idea avuta parecchi anni prima, ma mai concretizzata. Il mio insomma è uno dei tanti casi in cui si scrive per terapia, anche se non so se definirmi “guarita”. Naturalmente è stato molto difficile, perché parecchi pensieri più che renderli pubblici avrei preferito di gran lunga censurarli e murarli dentro di me da qualche parte. Ora invece sono liberi su carta e non mi sono pentita, anzi, sarà difficile fermarmi, perché ciò che sono l'ho trattenuto già per troppo tempo.
Ora collaboro anche con un sito letterario,“Scrittevolmente” nel quale ci sono altre ragazze che partecipano al Premio La Giara, di cui una è tra i tre finalisti regionali e le faccio il mio in bocca al lupo!


Come ti senti quando scrivi? Ti capita di essere travolto dalle emozione e sentire il bisogno di metterle nero su bianco?

Mi sento viva. Ecco, quando scrivo mi sento viva. Non ritengo ci sia un modo migliore per descrivere come mi fa sentire tutto ciò. Addirittura certe mattine vengo letteralmente percorsa da elettricità, che mi butta giù dal letto la mattina verso le sei, quando solitamente mi sveglio alle dieci. Capita che se non mi segno un determinato dialogo o certe sensazioni, mi giro in continuazione nel letto come un pollo allo spiedo,  dicendomi “Se non mi sveglio poi queste cose non le ricordo più”. E vince lo scrivere, è uno dei pochi casi in cui per me svegliarmi si fa necessario e vitale.


Hai qualche esperienza? Se hai già pubblicato qualcosa parlaci del tuo romanzo, hai tutto lo spazio necessario per descriverlo e per dirci dove trovarlo!!  Se non lo hai ancora pubblicato spiegaci cosa significa per te, che emozioni provi e hai provato mentre scrivevi.

Purtroppo non ho ancora mai pubblicato niente. Mi è stato scelto un racconto per un'antologia horror e weird, che è ancora in cantiere e verrà pubblicato in e-book. Il vero e proprio romanzo è ancora sotto vincolo e almeno per un po' resterà nel cassetto. Per me significa tanto, a volte anche troppo. Attualmente mi sto cimentando in altri libri, ma il primo è sempre il primo, lo covi in pancia come un figlio e ci riversi dentro tutta te stessa. È difficile che nei i successivi romanzi ci sia così tanto di me. Probabilmente man mano che si scrive s'impara ad avere quel minimo di distacco, anche se l'anima in gioco la si mette lo stesso, continuamente. Io scrivo alla ricerca dell'empatia. Ogni volta che traccio un rigo da qualche parte, miro a colpire la sensibilità altrui, a crearmi un varco nel loro muro. Voglio, almeno per quell'attimo, che le mie emozioni diventino quelle del lettore, che pianga, rida, mediti... e tutto grazie alle mie parole, che sono l'arma migliore che ho per colorare il mondo. Nei miei romanzi però non è così semplice trovare qualcosa di felice, la speranza. C'è, ma come tutte le più belle cose della vita te la devi cercare, guadagnare e sudare. È solo un seme e  ci vuole fantasia a pensare che prima o poi germoglierà, crescerà e sarà una pianta. La nascondo perennemente, ma c'è, come il sole quando è coperto dalle nuvole.
Miro sempre a mandare un messaggio forte; i legami veri non si estinguono mai. Credo ancora negli affetti inestinguibili, anche se in parecchie situazioni, quando qualcuno mi delude, vorrei pensarla diversamente. Scrivo solo per comunicare un'emozione, perché sono le emozioni, che mandano avanti il mondo.

Nell’introduzione del mio blog parlo di una strada difficile, scoraggiante ma piena di sogni, passione e forza di volontà, come ti senti ad essere esordiente e qual è la tua “aspirata destinazione”?

Sono abbastanza testarda per continuare, ma, a quanto pare il mondo dell'editoria è un continuo orizzonte a cui è difficile approdare, e quando si raggiunge quest'obiettivo bisogna comunque stare attenti a un mucchio di cose. Ci sono giorni in cui ci ragiono un attimo su e penso “ma chi me lo fa fare?! Non posso semplicemente scrivere per essere felice?”. Peccato che non sono felice finché qualcuno non s'infervora per le mie parole e più ne sono e meglio è. Comunicare è ciò che mi manda avanti, perché ne ho un disperato bisogno, perché quello che ho da dire vuole uscire. Ha preso vita e non si vuole fermare. Per rispondere alla domanda, ad essere esordiente mi sento una formica in un mondo di giganti irraggiungibili e la destinazione non la conosco. Dei viaggi dell'arte si conosce solo la partenza.


Cosa consiglieresti ad una persona che come te ha un sogno importante ma il cammino è lungo e scoraggiante?

Le consiglierei, che se questo è davvero il suo sogno, deve crederci fino in fondo e rincorrerlo a perdifiato. Anche perché in un mondo così, in un'Italia così, sognare sta diventando un lusso. I pochi che ce la fanno a concepire i sogni, dato che sono arrivati fin lì, dovrebbero perlomeno crederci. Consigli di carattere tecnico sono la meno indicata per farne, indi per cui mi astengo.


Ritieni importante avere un rapporto con persone che hanno in comune con te la stessa passione?

Certamente, è uno dei modi migliori per crescere e maturare. Specie nel gruppo dedicato al Premio La Giara ho conosciuto tantissime persone con la mia stessa passione, che stimo e con le quali mi confronto. Tra l'altro tra i partecipanti, più che un clima di disputa c'è stata parecchia solidarietà e amicizia e devo ringraziare tutti quanti per questo calore. Non capita tutti i giorni conoscere tanta gente che ha una passione come te ed è disposta al dialogo.


Hai dei progetti in corso?

Avevo incominciato a scrivere il secondo capitolo, visto che il mio primo romanzo appartiene a una trilogia, ma ora si trova in stato di fermo, avendo ricevuto un'ispirazione lampante su una storia che definire fantasy probabilmente sarebbe un'esagerazione, vedrò cosa ne uscirà fuori.

Un messaggio a tutti gli scrittori esordienti:
Qualsiasi storia abbiate da raccontare, scrivetela col cuore, in bocca al lupo a tutti, non mollate mai, e buona vita!

Vuoi concludere con una citazione di una tua opera?

“Era finita. Le storie non cessano mai il giorno in cui decidi di dargli un taglio netto. Solitamente si trascinano per ore, giorni, settimane, mesi, anni, prima di trovare la giusta conclusione.Si cerca sempre di non ferire nessuno, di farne uscire vivi entrambi, senza soffocare. L’amore è una trappola mortale. Inevitabilmente quando chiudi per sempre con qualcuno gli lasci sempre una parte di te. Magari ti resterà qualche spina difficile da togliere. Del sangue uscirà, ma non sarà così grave, è solo il corso degli eventi che divide le nostre strade.”




Federica, è stato un piacere intervistarti, ma lo è stato di più la sfida personale che hai appena superato.
Sono felice perchè le parole, come immaginavo, venivano da dentro di te!!
Stupende parole. La citazione mi ha incuriosito perciò non mi resta che augurarti buona fortuna e aggiungere il tuo manoscritto ai libri che mi hanno incuriosito!!!

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