domenica 27 gennaio 2013

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DAVIDE PIRAS


Buongiorno, ti ringrazio per la tua presenza, comincia parlando di te, come ti descriveresti?
Buongiorno, Roberta. Grazie a te per l’invito. Sono felice di essere ospite nel tuo bel blog. Mi descrivo come una persona semplice, molto sociale, attaccata alla famiglia e agli amici. Preferisco certamente i valori morali ai beni materiali.  Sono un sognatore, lo sono sempre stato, e il fatto che come passione abbia scelto di scrivere romanzi non fa che confermarlo.
Cosa ti ha spinto a far parte del “mondo degli scrittori” ?
Innanzitutto, ci tengo a precisare di non reputarmi uno scrittore. Nella vita faccio altro e la scrittura è una pura passione, poi sarà il tempo a dire se da passione potrà diventare qualcosa di più. Scrivo fin da quando sono bambino. C’è chi dice che si scriva per comunicare con gli altri, per cercare una socializzazione differente; io, al contrario, scrivo perché ho bisogno di alienarmi da tutto. Mi creo delle storie con personaggi che poi comincio ad amare o odiare, costruisco un universo parallelo, immaginario, e mi ci rifugio tutte le volte che il mondo reale mi delude e mi fa soffrire.
Come ti senti quando scrivi? Ti capita di essere travolto dalle emozioni e sentire il bisogno di metterle nero su bianco?
Mi capita spesso, anche in momenti della giornata che non sono dedicati alla scrittura. Talvolta, da una scena vista, da una frase sentita o da qualsiasi altro tipo d’input mi si scatena il desiderio irrefrenabile di scrivere. Mi porto sempre appresso un block notes nel quale annoto tutti i pensieri immediati. Forse è tragica come riflessione, eppure credo che le opere più belle vengano fuori nei periodi di particolare angoscia. Quando si è felici è difficile trovare le parole giuste per esprimere le emozioni. Io sono solitamente sereno, ma è nei periodi particolarmente difficili che sono più ispirato sia nei contenuti che nello stile. Per la scrittura credo che valga il vecchio adagio che si usava per la carriera dei pugili: se si vuole far successo bisogna aver prima provato le sofferenze della vita e aver imparato a lottare.
Hai qualche esperienza? Se hai già pubblicato qualcosa parlaci del tuo romanzo, hai tutto lo spazio necessario per descriverlo e per dirci dove trovarlo!  Se non lo hai ancora pubblicato spiegaci cosa significa per te, che emozioni provi e hai provato mentre scrivevi.
Sì, il mio romanzo d’esordio, Petali di piombo, è stato pubblicato di recente dalla Zerounoundici edizioni, casa editrice varesina che non chiede alcun contributo agli autori. Petali di piombo è una storia toccante, cruda, che racconta lo spaccato delle miniere di Montevecchio e iglesiente, ambientata negli anni a cavallo della Seconda guerra mondiale. Il riscontro di giornalisti, critici letterari, scrittori già affermati e soprattutto lettori è stato molto positivo, oltre le mie più rosee aspettative. Con l’ovvio e dovuto rispetto, sono stato accostato, per alcuni tratti della mia scrittura, ad autori inarrivabili come Grazia Deledda, Giuseppe Dessì, Salvatore Niffoi e Ken Follet … e mi piace pensare che non mi abbiano preso tutti in giro. Molte persone mi hanno contattato per farmi sapere che hanno pianto leggendo Petali di piombo, altre hanno riso, altre ancora hanno fatto entrambe le cose: ecco, credo che sia questa la bellezza del romanzo: un connubio tra dolore e irriverenza capace di arrivare senza fronzoli al lettore, dritto all’anima. Attraverso le pagine del mio libro è possibile conoscere la pena e la sofferenza che hanno vissuto i minatori e le loro famiglie a quell’epoca. Sono un grande appassionato di psicologia e ho fatto ruotare l’intera trama sul senso di colpa di alcuni personaggi. Il mio stile è scabro, anche se, a tratti, dai critici è stato definito elegante. Punto di forza sono certamente le descrizioni dei luoghi, che curo con estrema attenzione. Odio scadere nella retorica e, attraverso la riconoscibilità della mia scrittura, tento di esternare con originalità le emozioni che suscita la vicenda. Scrivendo Petali di piombo mi sono commosso parecchio, perché tutto quello che ho narrato fa parte della realtà storica di quel periodo, fatta salva per l’intreccio che ho elaborato con la mia sola fantasia. La vicenda parte dalla morte del piccolo Giuseppino Masala, un bimbo di cinque anni. In seguito a questo tragico evento si annodano le vite del padre Emilio, distrutto dal rimorso, e del maresciallo Troise, intento a salvare sua figlia Ginevra da una morte per epilessia. è proprio Ginevra l’ago della bilancia e, attraverso il suo amore contrastato tra il bello e potente Daniele Minghetti e il sordomuto deforme Lucio Figus, permetterà a Pietro ed Emilio di fare i conti e saldare il proprio debito con il passato. 
Petali di piombo, Zerounoundici edizioni, codice isbn 9788863074635,  
è ordinabile in tutte le librerie( anche se molte non accettano di portare autori esordienti o comunque estranei alla loro cerchia di distribuzione) semplicemente fornendo titolo, autore, editore e codice isbn.
Petali di piombo è anche acquistabile su 
su  AMAZON ( http://www.amazon.it/Petali-piombo-Giovanni-D-Piras/dp/8863074631/ref=sr_1_sc_1?s=books&ie=UTF8&qid=1358337675&sr=1-1-spell ), anche se in quest’ultimo non sempre il prodotto è disponibile.
Il sistema più veloce è la compera nella sezione acquisti del sito dell’editore (http://www.labandadelbook.it/shop/product.php?id_product=539 ), nel quale, una volta al mese, solitamente di sabato, il libro verrà scontato del 40%.
Nell’introduzione del mio blog parlo di una strada difficile, scoraggiante ma piena di sogni, passione e forza di volontà, come ti senti ad essere esordiente e qual è la tua “aspirata destinazione”?
Il mondo dell’editoria è una selva oscura, come direbbe Dante. Per emergere, purtroppo, non sempre sono sufficienti studio e talento. Sembra paradossale ma, al giorno d’oggi, c’è più gente che scrive di quanta non ce ne sia che legge; d’altronde in Italia, paese di artisti, poeti e sognatori, non poteva che essere così. Gli editori preferiscono puntare su autori già affermati, che hanno un pubblico proprio e sicuro, anziché scommettere dei quattrini per un esordiente sconosciuto. Io, molti anni fa, sono stato quasi sedotto dalla pubblicazione facile che offrono i Self-Publishing e gli Eap, ma dopo attente valutazioni ho avuto la fortuna e il coraggio di aspettare. Adesso sto ricevendo il premio di tanti sacrifici e la mia “aspirata destinazione” l’ho già raggiunta: lasciare un soffio della mia anima del cuore di altre persone; cosa che è avvenuta quando Petali di piombo è stato letto e ha trasferito emozioni forti a queste persone, emozioni di cui io faccio parte.
Cosa consiglieresti ad una persona che come te ha un sogno importante ma il cammino è lungo e scoraggiante?
Il mio consiglio è di non dimenticarsi mai dei sogni che si sono avuti da bambino e che spesso continuano ad essere gli stessi anche da adulti. Io sognavo di fare il calciatore, il sogno di fare lo scrittore è arrivato in età già adolescenziale. Non sono divenuto né l’uno e né l’altro. Per fare il calciatore sono ormai avanti con gli anni, ma la chimera di poter un giorno diventare scrittore mi spinge a svegliarmi con il sorriso ogni nuovo giorno, e di questo se ne giova la mia famiglia, oltre alla qualità della vita, che affronto con gioia e non con inconfessata delusione. La cosa importante è non perdere mai contatto con la propria realtà: avere una passione e alimentarla come tale, senza fraintendimenti che mettano a repentaglio le situazioni reali del quotidiano. Credo che la cosa più giusta sia costruirsi una vita tangibile, con una famiglia, amici e, se possibile, un lavoro sicuro, ma continuare a sognare che quel nostro desiderio atavico prima o poi si realizzi. Tutto questo si dovrebbe vivere senza farne mai una questione di vita o di morte, per evitare pericolose scottature derivanti dalle delusioni sempre dietro l’angolo. Il mio pensiero è molto schietto, come lo sono io: se diventerò uno scrittore ne sarò immensamente felice, se non lo diventerà ci avrò almeno provato, e il mio sogno non sarà andato sprecato, perché sono l’apatia e l’immobilità che determinano uno spreco; tutto ciò che si svolge con passione non sarà mai tempo buttato, a prescindere dal risultato finale.
Ritieni importante avere un rapporto con persone che hanno in comune con te la stessa passione?
Non lo ritengo importante, lo ritengo addirittura essenziale. Le persone non addette ai lavori hanno una percezione diversa dell’editoria rispetto a quella di chi invece ne fa parte. Gli scambi di opinioni e consigli sono alla base di una crescita rapida. Sapere di poter interloquire con qualcuno in grado di suggerirci o, addirittura, correggerci e immetterci nei giusti canali, è un’opportunità che non dovrebbe mai mancare.
Hai dei progetti in corso?
Sì, ho terminato pochi giorni fa il mio ultimo romanzo dal titolo provvisorio “Terra bianca”. Parla di Saverio, un bambino rimasto orfano in seguito ai bombardamenti che nel 1943 distrussero Cagliari, e Giulio, altro bambino, affetto dalla sindrome di Down, divenuti fratelli dopo l’adozione di Saverio. La vicenda si sviluppa dalla loro infanzia fino all’adolescenza , culminando con un finale a sorpresa. Sto ultimando la revisione per poi proporlo all’agenzia letteraria che avrà poi il compito di procacciarmi un contratto con un editore, si spera di portata sempre maggiore. Sono anche a metà nella stesura di un romanzo nel quale, in un progetto molto ambizioso, sto sperimentando due tipi di narrazione, in prima e terza persona, e due tipi di svolgimento temporale, al presente e passato; il tutto nella stessa storia. A dirlo così sembra un po’ ingarbugliata come cosa, ma il prodotto finito che sta venendo fuori è davvero interessante e io stesso sono rimasto spiazzato dall’elasticità con cui la storia balza avanti e indietro senza sfaldare la comprensione del lettore. Vi stupirò! Sempre che gli editori me lo consentano.
Un messaggio a tutti gli scrittori esordienti:
Credete sempre in ciò che scrivete e non mollate alla prima difficoltà. Studiate, leggete e scrivete, perché la scrittura non è fatta solo di talento, è fatta anche di tante altre componenti che si acquisiscono solo con la tecnica e l’esercizio.
Vuoi concludere con una citazione di una tua opera?
Nei miei romanzi si parla spesso della diversità, dell’emarginazione che alcune persone subiscono a causa delle loro problematiche fisiche e mentali. Credo che questo estratto, tratto da Petali di piombo, sintetizzi bene quanta ipocrisia ci sia in noi e quanto poco tempo ci sia per pentirsi di aver deriso  anziché sostenuto chi è nato “diverso”.
“Che fatto eccentrico, dei morti che non possono sentire e offendersi si ha più rispetto che per i vivi. Quando si parla di una persona morta, si ha l’impressione di non riferirsi alla stessa persona da viva. Lucio da vivo era stato tante cose: mostro, gnagno, scherzo della natura, aborto e via discorrendo. La sola prospettiva di morte lo aveva trasformato in mischino, poveraccio, sfortunato. Se fosse morto veramente, era probabile che nel punto in cui gli avevano sparato sarebbe stata eretta addirittura una statua in suo onore.”


Ti ringrazio per la tua presenza e ti auguro buona fortuna. Ti ho conosciuto quando ancora i nostri manoscritti erano inediti e attendevamo un esito importante. Sono soddisfatta di ciò che l'esperienza che abbiamo condiviso ci ha insegnato: umiltà e condivisione delle nostre esperienze. 
Mi complimento con te per il risultato ottenuto, frutto di sacrifici e coraggio. 
Davide Piras, autore di Petali di Piombo un libro che sta visitando tutti i paesi della Sardegna e lasciando l'impronta indelebile del suo stile e della sua passione. 
Adesso ti aspetto anche nel mio paese, in attesa di acquistare una copia con dedica!
Buona fortuna, Davide!
Sono io che ringrazio te, Roberta, par avermi dato l’opportunità di farmi conoscere

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