DAVIDE PIRAS
Buongiorno, ti ringrazio per la tua presenza, comincia parlando di te,
come ti descriveresti?
Buongiorno, Roberta. Grazie a te
per l’invito. Sono felice di essere ospite nel tuo bel blog. Mi descrivo come
una persona semplice, molto sociale, attaccata alla famiglia e agli amici.
Preferisco certamente i valori morali ai beni materiali. Sono un sognatore, lo sono sempre stato, e il
fatto che come passione abbia scelto di scrivere romanzi non fa che
confermarlo.
Cosa ti ha spinto a far parte del “mondo degli scrittori” ?
Innanzitutto, ci tengo a
precisare di non reputarmi uno scrittore. Nella vita faccio altro e la
scrittura è una pura passione, poi sarà il tempo a dire se da passione potrà diventare
qualcosa di più. Scrivo fin da quando sono bambino. C’è chi dice che si scriva
per comunicare con gli altri, per cercare una socializzazione differente; io,
al contrario, scrivo perché ho bisogno di alienarmi da tutto. Mi creo delle
storie con personaggi che poi comincio ad amare o odiare, costruisco un
universo parallelo, immaginario, e mi ci rifugio tutte le volte che il mondo
reale mi delude e mi fa soffrire.
Come ti senti quando scrivi? Ti capita di essere travolto dalle
emozioni e sentire il bisogno di metterle nero su bianco?
Mi capita spesso, anche in
momenti della giornata che non sono dedicati alla scrittura. Talvolta, da una
scena vista, da una frase sentita o da qualsiasi altro tipo d’input mi si
scatena il desiderio irrefrenabile di scrivere. Mi porto sempre appresso un
block notes nel quale annoto tutti i pensieri immediati. Forse è tragica come riflessione,
eppure credo che le opere più belle vengano fuori nei periodi di particolare angoscia.
Quando si è felici è difficile trovare le parole giuste per esprimere le
emozioni. Io sono solitamente sereno, ma è nei periodi particolarmente
difficili che sono più ispirato sia nei contenuti che nello stile. Per la
scrittura credo che valga il vecchio adagio che si usava per la carriera dei
pugili: se si vuole far successo bisogna aver prima provato le sofferenze della
vita e aver imparato a lottare.
Hai qualche esperienza? Se hai già pubblicato qualcosa parlaci del tuo
romanzo, hai tutto lo spazio necessario per descriverlo e per dirci dove
trovarlo! Se non lo hai ancora
pubblicato spiegaci cosa significa per te, che emozioni provi e hai provato
mentre scrivevi.
Sì, il mio romanzo d’esordio, Petali di piombo, è stato pubblicato di
recente dalla Zerounoundici edizioni, casa editrice varesina che non chiede
alcun contributo agli autori. Petali di piombo è una storia toccante, cruda,
che racconta lo spaccato delle miniere di Montevecchio e iglesiente, ambientata
negli anni a cavallo della Seconda guerra mondiale. Il riscontro di giornalisti,
critici letterari, scrittori già affermati e soprattutto lettori è stato molto
positivo, oltre le mie più rosee aspettative. Con l’ovvio e dovuto rispetto,
sono stato accostato, per alcuni tratti della mia scrittura, ad autori
inarrivabili come Grazia Deledda, Giuseppe Dessì, Salvatore Niffoi e Ken Follet
… e mi piace pensare che non mi abbiano preso tutti in giro. Molte persone mi
hanno contattato per farmi sapere che hanno pianto leggendo Petali di piombo,
altre hanno riso, altre ancora hanno fatto entrambe le cose: ecco, credo che
sia questa la bellezza del romanzo: un connubio tra dolore e irriverenza capace
di arrivare senza fronzoli al lettore, dritto all’anima. Attraverso le pagine
del mio libro è possibile conoscere la pena e la sofferenza che hanno vissuto i
minatori e le loro famiglie a quell’epoca. Sono un grande appassionato di
psicologia e ho fatto ruotare l’intera trama sul senso di colpa di alcuni
personaggi. Il mio stile è scabro, anche se, a tratti, dai critici è stato
definito elegante. Punto di forza sono certamente le descrizioni dei luoghi,
che curo con estrema attenzione. Odio scadere nella retorica e, attraverso la
riconoscibilità della mia scrittura, tento di esternare con originalità le
emozioni che suscita la vicenda. Scrivendo Petali di piombo mi sono commosso
parecchio, perché tutto quello che ho narrato fa parte della realtà storica di
quel periodo, fatta salva per l’intreccio che ho elaborato con la mia sola
fantasia. La vicenda parte dalla morte del piccolo Giuseppino Masala, un bimbo
di cinque anni. In seguito a questo tragico evento si annodano le vite del
padre Emilio, distrutto dal rimorso, e del maresciallo Troise, intento a
salvare sua figlia Ginevra da una morte per epilessia. è proprio Ginevra l’ago della bilancia e, attraverso il suo
amore contrastato tra il bello e potente Daniele Minghetti e il sordomuto
deforme Lucio Figus, permetterà a Pietro ed Emilio di fare i conti e saldare il
proprio debito con il passato.
Petali di piombo, Zerounoundici edizioni, codice
isbn 9788863074635,
è ordinabile in
tutte le librerie( anche se molte non accettano di portare autori esordienti o
comunque estranei alla loro cerchia di distribuzione) semplicemente fornendo
titolo, autore, editore e codice isbn.
Petali di piombo è anche acquistabile su
su AMAZON ( http://www.amazon.it/Petali-piombo-Giovanni-D-Piras/dp/8863074631/ref=sr_1_sc_1?s=books&ie=UTF8&qid=1358337675&sr=1-1-spell
), anche se in quest’ultimo non sempre il prodotto è disponibile.
Il sistema più veloce è la
compera nella sezione acquisti del sito dell’editore (http://www.labandadelbook.it/shop/product.php?id_product=539
), nel quale, una volta al mese, solitamente di sabato, il libro verrà scontato
del 40%.
Nell’introduzione
del mio blog parlo di una strada difficile, scoraggiante ma piena di sogni,
passione e forza di volontà, come ti senti ad essere esordiente e qual è la tua
“aspirata destinazione”?
Il mondo dell’editoria è una
selva oscura, come direbbe Dante. Per emergere, purtroppo, non sempre sono
sufficienti studio e talento. Sembra paradossale ma, al giorno d’oggi, c’è più
gente che scrive di quanta non ce ne sia che legge; d’altronde in Italia, paese
di artisti, poeti e sognatori, non poteva che essere così. Gli editori
preferiscono puntare su autori già affermati, che hanno un pubblico proprio e
sicuro, anziché scommettere dei quattrini per un esordiente sconosciuto. Io,
molti anni fa, sono stato quasi sedotto dalla pubblicazione facile che offrono
i Self-Publishing e gli Eap, ma dopo attente valutazioni ho avuto la fortuna e
il coraggio di aspettare. Adesso sto ricevendo il premio di tanti sacrifici e
la mia “aspirata destinazione” l’ho già raggiunta: lasciare un soffio della mia
anima del cuore di altre persone; cosa che è avvenuta quando Petali di piombo è
stato letto e ha trasferito emozioni forti a queste persone, emozioni di cui io
faccio parte.
Cosa consiglieresti
ad una persona che come te ha un sogno importante ma il cammino è lungo e
scoraggiante?
Il mio consiglio è di non
dimenticarsi mai dei sogni che si sono avuti da bambino e che spesso continuano
ad essere gli stessi anche da adulti. Io sognavo di fare il calciatore, il
sogno di fare lo scrittore è arrivato in età già adolescenziale. Non sono
divenuto né l’uno e né l’altro. Per fare il calciatore sono ormai avanti con
gli anni, ma la chimera di poter un giorno diventare scrittore mi spinge a
svegliarmi con il sorriso ogni nuovo giorno, e di questo se ne giova la mia
famiglia, oltre alla qualità della vita, che affronto con gioia e non con
inconfessata delusione. La cosa importante è non perdere mai contatto con la
propria realtà: avere una passione e alimentarla come tale, senza
fraintendimenti che mettano a repentaglio le situazioni reali del quotidiano.
Credo che la cosa più giusta sia costruirsi una vita tangibile, con una
famiglia, amici e, se possibile, un lavoro sicuro, ma continuare a sognare che
quel nostro desiderio atavico prima o poi si realizzi. Tutto questo si dovrebbe
vivere senza farne mai una questione di vita o di morte, per evitare pericolose
scottature derivanti dalle delusioni sempre dietro l’angolo. Il mio pensiero è
molto schietto, come lo sono io: se diventerò uno scrittore ne sarò
immensamente felice, se non lo diventerà ci avrò almeno provato, e il mio sogno
non sarà andato sprecato, perché sono l’apatia e l’immobilità che determinano
uno spreco; tutto ciò che si svolge con passione non sarà mai tempo buttato, a
prescindere dal risultato finale.
Ritieni importante
avere un rapporto con persone che hanno in comune con te la stessa passione?
Non lo ritengo importante, lo
ritengo addirittura essenziale. Le persone non addette ai lavori hanno una
percezione diversa dell’editoria rispetto a quella di chi invece ne fa parte.
Gli scambi di opinioni e consigli sono alla base di una crescita rapida. Sapere
di poter interloquire con qualcuno in grado di suggerirci o, addirittura,
correggerci e immetterci nei giusti canali, è un’opportunità che non dovrebbe
mai mancare.
Hai dei progetti in
corso?
Sì, ho terminato pochi giorni fa
il mio ultimo romanzo dal titolo provvisorio “Terra bianca”. Parla di Saverio,
un bambino rimasto orfano in seguito ai bombardamenti che nel 1943 distrussero
Cagliari, e Giulio, altro bambino, affetto dalla sindrome di Down, divenuti
fratelli dopo l’adozione di Saverio. La vicenda si sviluppa dalla loro infanzia
fino all’adolescenza , culminando con un finale a sorpresa. Sto ultimando la
revisione per poi proporlo all’agenzia letteraria che avrà poi il compito di
procacciarmi un contratto con un editore, si spera di portata sempre maggiore.
Sono anche a metà nella stesura di un romanzo nel quale, in un progetto molto
ambizioso, sto sperimentando due tipi di narrazione, in prima e terza persona,
e due tipi di svolgimento temporale, al presente e passato; il tutto nella
stessa storia. A dirlo così sembra un po’ ingarbugliata come cosa, ma il
prodotto finito che sta venendo fuori è davvero interessante e io stesso sono
rimasto spiazzato dall’elasticità con cui la storia balza avanti e indietro
senza sfaldare la comprensione del lettore. Vi stupirò! Sempre che gli editori
me lo consentano.
Un messaggio a tutti
gli scrittori esordienti:
Credete sempre in ciò che
scrivete e non mollate alla prima difficoltà. Studiate, leggete e scrivete,
perché la scrittura non è fatta solo di talento, è fatta anche di tante altre
componenti che si acquisiscono solo con la tecnica e l’esercizio.
Vuoi concludere con
una citazione di una tua opera?
Nei miei romanzi si parla spesso della diversità, dell’emarginazione
che alcune persone subiscono a causa delle loro problematiche fisiche e
mentali. Credo che questo estratto, tratto da Petali di piombo, sintetizzi bene
quanta ipocrisia ci sia in noi e quanto poco tempo ci sia per pentirsi di aver
deriso anziché sostenuto chi è nato
“diverso”.
“Che fatto eccentrico, dei morti che non possono sentire e offendersi si ha più rispetto che per i vivi. Quando si parla di una persona morta, si ha l’impressione di non riferirsi alla stessa persona da viva. Lucio da vivo era stato tante cose: mostro, gnagno, scherzo della natura, aborto e via discorrendo. La sola prospettiva di morte lo aveva trasformato in mischino, poveraccio, sfortunato. Se fosse morto veramente, era probabile che nel punto in cui gli avevano sparato sarebbe stata eretta addirittura una statua in suo onore.”
Ti ringrazio per la
tua presenza e ti auguro buona fortuna. Ti ho conosciuto quando ancora i nostri manoscritti erano inediti e attendevamo un esito importante. Sono soddisfatta di ciò che l'esperienza che abbiamo condiviso ci ha insegnato: umiltà e condivisione delle nostre esperienze.
Mi complimento con te per il risultato ottenuto, frutto di sacrifici e coraggio.
Davide Piras, autore di Petali di Piombo un libro che sta visitando tutti i paesi della Sardegna e lasciando l'impronta indelebile del suo stile e della sua passione.
Adesso ti aspetto anche nel mio paese, in attesa di acquistare una copia con dedica!
Buona fortuna, Davide!
Sono
io che ringrazio te, Roberta, par avermi dato l’opportunità di farmi conoscere
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