mercoledì 30 gennaio 2013

FEDERICO ARU

Cari followers, questa sera vi presento un autore conterraneo. Federico ha scritto un romanzo filosofico che ho letto con interesse in pochi giorni. Ammetto che solitamente sono rapida nelle letture, ma il romanzo di Federico l'ho letto con attenzione e interesse, perdendomi molto spesso in profonde riflessioni.

Buonasera, ti ringrazio per la tua presenza, comincia parlando di te, come ti descriveresti?

Ciao. Per descrivermi dovrei aspettare ad essere vecchio; a quando, cioè, la mia vita avrà meno futuro davanti e più passato dietro. Per ora, auspicandomi che sia esattamente il contrario, più che descrivermi proverei a dire ciò che sono in questo momento: un ragazzo di 28 anni che vorrebbe farsi conoscere per quello che pensa, per come pensa e per ciò che dalla sua mente trae vita. Non è facile, certo. Non lo è perché non posso presupporre che altre persone possano trovarlo interessante. Eppure, conoscendomi e sapendo quanto è difficile emozionarmi, posso dire che il mio scrivere talvolta sorprende me stesso. Questo è l’aspetto più incredibile, più profondo e misterioso: perché accade che ci si emoziona attraverso le proprie storie, le proprie idee e i propri pensieri? Normalmente sono gli altri che “ci emozionano”, gli altri che non siamo noi! Gli scrittori hanno questo di speciale: il sapersi emozionare attraverso se stessi, cioè il saper creare l’emozione dal caleidoscopio delle proprie sensazioni. E, così facendo, apre se stesso al mondo: tutto lo tocca, tutto lo stimola, tutto pare provocargli sdegno, ammirazione, fascino, paura, speranza, etc.; ma mai indifferenza. Questo, appunto, è uno scrittore. Credo che sia un buon modo di “descrivermi” per come sono. In questo momento della mia vita.

Cosa ti ha spinto a far parte del “mondo degli scrittori” ?

Tutto è iniziato per caso. Una sera di cinque anni fa mi venne in mente di prendere un foglio e una penna; il computer non l’avevo sotto mano. Cominciai a scrivere e scrivere, come se la mia mente avesse soggiogato la mano. La prima frase che stesi fu: “Sai, vorrei scrivere un romanzo sul nulla”. Una frase criptica ma traboccante di emozione, una frase che sarebbe scoppiata dentro di me in mille altre parole. Così nacque Mi ami?, il mio primo romanzo. Dopo circa quattro anni di peripezie è diventato un libro; e da allora ho amato questo mondo, perché non potevo più farne a meno. Vi vedevo troppo per non tuffarmici a capofitto! E da allora scrivo e scrivo…

Come ti senti quando scrivi? Ti capita di essere travolto dalle emozione e sentire il bisogno di metterle nero su bianco?
Quando ho in mente una storia, normalmente passo mesi interi a costruirla nella mia mente. La devo “vedere”, per così dire, e “vivere” dentro di me prima di trasformarla nelle pagine di un testo. Questo lavoro non sempre è emozionante, ma faticoso. Quando decido di chiamare in causa la tastiera del mio computer tutto cambia: c’è passione, emozione, ansia, trepidazione. Mi sorprende soprattutto il fatto che le vicende dei personaggi, pur nascendo da me, non dipendano necessariamente da me. Forse è proprio questo il segreto dell’emozione: i personaggi sono “altri” rispetto al loro scrittore, uomini e donne fatti di idee e fantasia che lo scrittore impara a conoscere piano piano, nel farsi della storia. Tuttavia, il momento più emozionante arriva quando scrivo gli ultimi capitoli, quelli che normalmente svelano tutti i nodi della vicenda. Allora riesco a dare il meglio di me, riesco a sprofondare nella vita dei personaggi che non sono più “sconosciuti”, pur rimanendo “altri”. Loro diventano i miei più cari amici, potrebbero fidarsi di me e io di loro. Se esistessero davvero, sono convinto che ci comprenderemmo reciprocamente. Questo è l’aspetto più emozionante, ma credo che ogni scrittore viva questo genere di esperienza.

Parlaci del tuo romanzo, hai tutto lo spazio necessario per descriverlo e per dirci dove trovarlo!
Nel marzo del 2012 è uscito, per l’editore Il Rovescio, il mio primo romanzo: Mi ami?. Di come l’abbia concepito vi ho già parlato poco sopra, ora vi parlerei dei suoi sviluppi. C’è un Lui, c’è una Lei. O forse no, forse i punti di riferimento non sono abbastanza chiari e l’identità dei personaggi potrebbe essere vaga. Non ci sono nomi, né luoghi, ne tempi. Tutto sembra avvenire in un luogo “qualunque” e in un tempo “qualunque”, tutto potrebbe riguardare chiunque, tanto lo scrittore quanto il lettore. Da una domanda – che infatti dà il titolo al romanzo – il protagonista comincerà a ricordare una storia d’amore: com’è nata, come si è sviluppata e come poi è finita. O forse non è mai finita? Non sarà che anche questa certezza dovrà essere, inevitabilmente, abbandonata? Chi è veramente Lei? Il romanzo è stato un modo per riflettere su alcune convinzioni filosofiche che mi hanno interessato (e che ancora mi interessano): l’essenza del tempo e dei suoi “attimi irripetibili”. 

Chi fosse interessato, può trovarlo su tutte le librerie on-line, come Amazon, Unilibro, Feltrinelli.it, Ibs, etc.; ma soprattutto sul sito dell’editore Il Rovescio: www.ilrovescioeditore.com. Buona lettura!

Nell’introduzione del mio blog parlo di una strada difficile, scoraggiante ma piena di sogni, passione e forza di volontà, come ti senti ad essere esordiente e qual è la tua “aspirata destinazione”?
La strada da percorrere per diventare scrittori è, allo stesso tempo, facile e difficile. È facile se prendiamo in considerazione l’ispirazione e la passione (oltreché una buona dose di conoscenza; bisogna studiare un po’, faticare per imparare, per conoscere e per correggere gli innumerevoli errori che sono sempre in agguato); è difficile se prendiamo in considerazione la disponibilità dell’editoria a puntare sulle nuove proposte. Si può tentare, almeno inizialmente, la strada degli editori a pagamento (i cosiddetti EAP), ma prima o poi bisogna rendersi conto che, volenti o nolenti, l’aspirazione dev’essere quella di farsi notare da editori meglio distribuiti, che non chiedono soldi agli autori ma che decidono di puntare su di loro e sul loro talento. Il problema è che gli editori meglio piazzati sul mercato non pubblicano opere di esordienti, salvo rarissimi casi. Tutto è legato al business che deriva dalle inclinazioni del pubblico di massa, che, com’è noto, si lascia spesso e volentieri influenzare dai grandi “fenomeni del momento”. Vorrei qui esprimere un concetto molto chiaro: chi fa il mercato del libro non è l’editore, ma il lettore! Quando il pubblico comincerà a trovare interessante scoprire nuovi talenti, gli editori andranno a caccia di nuovi talenti. Ma fino a quando il pubblico troverà interessante il gossip, il sensazionale, la news, il “caso editoriale”, il “per-sentito-dire”, il mediatico allora gli scrittori che sfonderanno saranno quelli che meglio risponderanno a questi requisiti. Non è di per sé un male; c’è anche qui una buona letteratura, se la si sa cercare. Ma resta il fatto che l’editoria non può che assecondare la richiesta del mercato. Non si pubblica un romanzo senza una stima di vendita, che di solito si basa su analisi quantitative (quanti lettori potrebbero trovare interessante quest’opera?) e non su analisi qualitative (che cosa potrebbero trarre i lettori da quest’opera?). Scambiare l’ordine di questi due fattori significherebbe spalancare le porte a chissà quanti bravi e interessanti esordienti, che, malgrado il loro talento, sono avvolti dall’ombra dell’anonimato.


Condivido il tuo punto di vista riguardo i lettori. Sono dell'idea che gli editori puntino con maggior riguardo libri di autori stranieri che hanno già un bagaglio di vendite alle spalle. Diciamo che non esiste più il concetto del rischio dell'imprenditore.
Cosa consiglieresti ad una persona che come te ha un sogno importante ma il cammino è lungo e scoraggiante?
Non mi sento ancora in grado di dare buoni consigli. Faccio ancora parte di quel folto gruppo di aspiranti che sono immersi nell’anonimato, sebbene abbia già pubblicato. Quello che so, per esperienza personale, è che non bisogna aver fretta! Non bisogna gettarsi nelle mani del primo che capita, se questo primo non promette altro che illusioni. Aspettare è frustrante; ma saper-aspettare è una dote che spesso premia. Ragion per cui non ho affidato il mio nuovo romanzo ai soliti editori: leggendolo e correggendolo infinite volte, l’ho pian piano spedito ad una cerchia di editori che potrebbero trovarlo interessante. Senza pretese, senza aspettative. Scegliere l’editore in base alle sue linee editoriali è fondamentale. Il sogno di una pubblicazione è connaturato all’essenza di uno scrittore: non scriviamo per noi stessi, come se fossimo delle specie di “ermafroditi dell’intelletto”; scriviamo affinché altri possano emozionarsi attraverso le nostre idee. Ma bisogna saper-aspettare…

Ritieni importante avere un rapporto con persone che hanno in comune con te la stessa passione?
Di questo ne parlavo da pochissimo con uno scrittore ben più affermato di me. Si, è fondamentale. Sono addirittura molto attirato dall’idea di scrivere “a quattro mani”. Secondo me, questo è un modo più efficace per farsi conoscere e per migliorarsi.

Hai dei progetti in corso?
Si, ho un nuovo romanzo nel cassetto che si intitola Sulla scia del vento. Il tema che ho voluto trattare è quello del perdono, affrontandolo col solito piglio filosofico che caratterizza la mia scrittura e accarezzando le pagine di filosofi come Benjamin e Bloch. Il romanzo si apre alla speranza, alla possibilità di ricucire gli strappi di dolore che i nostri ricordi continuamente allargano. Come affrontare i nostri ricordi? Che cosa sono i ricordi? Cosa pretendono da noi? “Ricordare” il passato significa farlo rivivere nel presente, perché ancora ha qualcosa da dirci. Spesso noi non vogliamo ascoltare la voce dei nostri ricordi e ci limitiamo a scorrerli con l’immaginazione. No, ricordiamo perché il nostro passato non è ancora del tutto pago; diversamente noi “penseremmo” al nostro passato, senza “ricordarlo”. Ossia lo guarderemmo dimenarsi dentro una gabbia, senza temere che ci salti addosso per ferirci o divorarci.

Un messaggio a tutti gli scrittori esordienti:
Scrivere è un modo per conoscersi meglio. Un modo per scoprire quello che si è e che a volte si ha la paura di ammettere a se stessi. Scrivere a volte fa male, fa piangere. Ma tante volte è piacevole, fa emozionare. Siccome non c’è vita senza emozione, o almeno non ci sarebbe una vita “umana”, allora non bisognerebbe mai lasciare in disparte le proprie idee e i propri progetti. Scrivere per migliorarsi sempre; perché chi si migliora si mostra migliore, come se emanasse più luce. È vero: viviamo in un mondo che è “moderno” anche perché è “pieno di luci”, e distinguersi in questo caos di lampadine non è facile. Ma c’è una differenza: la luce di un sole è ben più calda, più brillante ed avvolgente di quella prodotta artificialmente! Siate dunque voi stessi, siate dei soli e non delle lampadine. L’artificio verrebbe inesorabilmente oscurato dalla luce di chi scrive spontaneamente

Vuoi concludere con una citazione di una tua opera?
Talvolta accade che tutto il passato si svolga davanti aituoi occhi, intrecciandosi col presente e sfiorando il futuroquel tanto che basta per farteli spalancare. Vederti già vecchioaccarezzare il volto di te stesso ancora bambino, meravigliartidi ogni cosa che ti riguarda come se avesse un sensoche allo stesso tempo ti trascende, per poi infine richiuderli,i tuoi occhi, nascondendoli all’universo fisico ma non a quellodella coscienza; ecco un attimo del tempo.
Così tutto appare chiaro, evidente, certo. Tutto assumele sembianze immediate di una forma, di un sapore, di unsuono, di un odore o di un colore. Ed allora capita che unpugno di parole sia in grado di scatenare nell’anima una tempestadi fronte alla quale i ricordi, che giacciono calmi sulfondo della coscienza, si risollevano all’improvviso comeun’onda che si infrange sulle pareti di uno scoglio, spandendodappertutto l’eco pietoso del rimorso e della disperazione.Eppure, se tutto questo non può che generare un grandee doloroso frastuono nella mente, sembra allo stessotempo depositare, goccia dopo goccia, una strana ed indescrivibiledolcezza nel cuore; ecco l’emozione (F. Aru, Mi ami?).


Ti ringrazio per la tua presenza e ti auguro buona fortuna per il tuo prossimo romanzo!







domenica 27 gennaio 2013

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DAVIDE PIRAS


Buongiorno, ti ringrazio per la tua presenza, comincia parlando di te, come ti descriveresti?
Buongiorno, Roberta. Grazie a te per l’invito. Sono felice di essere ospite nel tuo bel blog. Mi descrivo come una persona semplice, molto sociale, attaccata alla famiglia e agli amici. Preferisco certamente i valori morali ai beni materiali.  Sono un sognatore, lo sono sempre stato, e il fatto che come passione abbia scelto di scrivere romanzi non fa che confermarlo.
Cosa ti ha spinto a far parte del “mondo degli scrittori” ?
Innanzitutto, ci tengo a precisare di non reputarmi uno scrittore. Nella vita faccio altro e la scrittura è una pura passione, poi sarà il tempo a dire se da passione potrà diventare qualcosa di più. Scrivo fin da quando sono bambino. C’è chi dice che si scriva per comunicare con gli altri, per cercare una socializzazione differente; io, al contrario, scrivo perché ho bisogno di alienarmi da tutto. Mi creo delle storie con personaggi che poi comincio ad amare o odiare, costruisco un universo parallelo, immaginario, e mi ci rifugio tutte le volte che il mondo reale mi delude e mi fa soffrire.
Come ti senti quando scrivi? Ti capita di essere travolto dalle emozioni e sentire il bisogno di metterle nero su bianco?
Mi capita spesso, anche in momenti della giornata che non sono dedicati alla scrittura. Talvolta, da una scena vista, da una frase sentita o da qualsiasi altro tipo d’input mi si scatena il desiderio irrefrenabile di scrivere. Mi porto sempre appresso un block notes nel quale annoto tutti i pensieri immediati. Forse è tragica come riflessione, eppure credo che le opere più belle vengano fuori nei periodi di particolare angoscia. Quando si è felici è difficile trovare le parole giuste per esprimere le emozioni. Io sono solitamente sereno, ma è nei periodi particolarmente difficili che sono più ispirato sia nei contenuti che nello stile. Per la scrittura credo che valga il vecchio adagio che si usava per la carriera dei pugili: se si vuole far successo bisogna aver prima provato le sofferenze della vita e aver imparato a lottare.
Hai qualche esperienza? Se hai già pubblicato qualcosa parlaci del tuo romanzo, hai tutto lo spazio necessario per descriverlo e per dirci dove trovarlo!  Se non lo hai ancora pubblicato spiegaci cosa significa per te, che emozioni provi e hai provato mentre scrivevi.
Sì, il mio romanzo d’esordio, Petali di piombo, è stato pubblicato di recente dalla Zerounoundici edizioni, casa editrice varesina che non chiede alcun contributo agli autori. Petali di piombo è una storia toccante, cruda, che racconta lo spaccato delle miniere di Montevecchio e iglesiente, ambientata negli anni a cavallo della Seconda guerra mondiale. Il riscontro di giornalisti, critici letterari, scrittori già affermati e soprattutto lettori è stato molto positivo, oltre le mie più rosee aspettative. Con l’ovvio e dovuto rispetto, sono stato accostato, per alcuni tratti della mia scrittura, ad autori inarrivabili come Grazia Deledda, Giuseppe Dessì, Salvatore Niffoi e Ken Follet … e mi piace pensare che non mi abbiano preso tutti in giro. Molte persone mi hanno contattato per farmi sapere che hanno pianto leggendo Petali di piombo, altre hanno riso, altre ancora hanno fatto entrambe le cose: ecco, credo che sia questa la bellezza del romanzo: un connubio tra dolore e irriverenza capace di arrivare senza fronzoli al lettore, dritto all’anima. Attraverso le pagine del mio libro è possibile conoscere la pena e la sofferenza che hanno vissuto i minatori e le loro famiglie a quell’epoca. Sono un grande appassionato di psicologia e ho fatto ruotare l’intera trama sul senso di colpa di alcuni personaggi. Il mio stile è scabro, anche se, a tratti, dai critici è stato definito elegante. Punto di forza sono certamente le descrizioni dei luoghi, che curo con estrema attenzione. Odio scadere nella retorica e, attraverso la riconoscibilità della mia scrittura, tento di esternare con originalità le emozioni che suscita la vicenda. Scrivendo Petali di piombo mi sono commosso parecchio, perché tutto quello che ho narrato fa parte della realtà storica di quel periodo, fatta salva per l’intreccio che ho elaborato con la mia sola fantasia. La vicenda parte dalla morte del piccolo Giuseppino Masala, un bimbo di cinque anni. In seguito a questo tragico evento si annodano le vite del padre Emilio, distrutto dal rimorso, e del maresciallo Troise, intento a salvare sua figlia Ginevra da una morte per epilessia. è proprio Ginevra l’ago della bilancia e, attraverso il suo amore contrastato tra il bello e potente Daniele Minghetti e il sordomuto deforme Lucio Figus, permetterà a Pietro ed Emilio di fare i conti e saldare il proprio debito con il passato. 
Petali di piombo, Zerounoundici edizioni, codice isbn 9788863074635,  
è ordinabile in tutte le librerie( anche se molte non accettano di portare autori esordienti o comunque estranei alla loro cerchia di distribuzione) semplicemente fornendo titolo, autore, editore e codice isbn.
Petali di piombo è anche acquistabile su 
su  AMAZON ( http://www.amazon.it/Petali-piombo-Giovanni-D-Piras/dp/8863074631/ref=sr_1_sc_1?s=books&ie=UTF8&qid=1358337675&sr=1-1-spell ), anche se in quest’ultimo non sempre il prodotto è disponibile.
Il sistema più veloce è la compera nella sezione acquisti del sito dell’editore (http://www.labandadelbook.it/shop/product.php?id_product=539 ), nel quale, una volta al mese, solitamente di sabato, il libro verrà scontato del 40%.
Nell’introduzione del mio blog parlo di una strada difficile, scoraggiante ma piena di sogni, passione e forza di volontà, come ti senti ad essere esordiente e qual è la tua “aspirata destinazione”?
Il mondo dell’editoria è una selva oscura, come direbbe Dante. Per emergere, purtroppo, non sempre sono sufficienti studio e talento. Sembra paradossale ma, al giorno d’oggi, c’è più gente che scrive di quanta non ce ne sia che legge; d’altronde in Italia, paese di artisti, poeti e sognatori, non poteva che essere così. Gli editori preferiscono puntare su autori già affermati, che hanno un pubblico proprio e sicuro, anziché scommettere dei quattrini per un esordiente sconosciuto. Io, molti anni fa, sono stato quasi sedotto dalla pubblicazione facile che offrono i Self-Publishing e gli Eap, ma dopo attente valutazioni ho avuto la fortuna e il coraggio di aspettare. Adesso sto ricevendo il premio di tanti sacrifici e la mia “aspirata destinazione” l’ho già raggiunta: lasciare un soffio della mia anima del cuore di altre persone; cosa che è avvenuta quando Petali di piombo è stato letto e ha trasferito emozioni forti a queste persone, emozioni di cui io faccio parte.
Cosa consiglieresti ad una persona che come te ha un sogno importante ma il cammino è lungo e scoraggiante?
Il mio consiglio è di non dimenticarsi mai dei sogni che si sono avuti da bambino e che spesso continuano ad essere gli stessi anche da adulti. Io sognavo di fare il calciatore, il sogno di fare lo scrittore è arrivato in età già adolescenziale. Non sono divenuto né l’uno e né l’altro. Per fare il calciatore sono ormai avanti con gli anni, ma la chimera di poter un giorno diventare scrittore mi spinge a svegliarmi con il sorriso ogni nuovo giorno, e di questo se ne giova la mia famiglia, oltre alla qualità della vita, che affronto con gioia e non con inconfessata delusione. La cosa importante è non perdere mai contatto con la propria realtà: avere una passione e alimentarla come tale, senza fraintendimenti che mettano a repentaglio le situazioni reali del quotidiano. Credo che la cosa più giusta sia costruirsi una vita tangibile, con una famiglia, amici e, se possibile, un lavoro sicuro, ma continuare a sognare che quel nostro desiderio atavico prima o poi si realizzi. Tutto questo si dovrebbe vivere senza farne mai una questione di vita o di morte, per evitare pericolose scottature derivanti dalle delusioni sempre dietro l’angolo. Il mio pensiero è molto schietto, come lo sono io: se diventerò uno scrittore ne sarò immensamente felice, se non lo diventerà ci avrò almeno provato, e il mio sogno non sarà andato sprecato, perché sono l’apatia e l’immobilità che determinano uno spreco; tutto ciò che si svolge con passione non sarà mai tempo buttato, a prescindere dal risultato finale.
Ritieni importante avere un rapporto con persone che hanno in comune con te la stessa passione?
Non lo ritengo importante, lo ritengo addirittura essenziale. Le persone non addette ai lavori hanno una percezione diversa dell’editoria rispetto a quella di chi invece ne fa parte. Gli scambi di opinioni e consigli sono alla base di una crescita rapida. Sapere di poter interloquire con qualcuno in grado di suggerirci o, addirittura, correggerci e immetterci nei giusti canali, è un’opportunità che non dovrebbe mai mancare.
Hai dei progetti in corso?
Sì, ho terminato pochi giorni fa il mio ultimo romanzo dal titolo provvisorio “Terra bianca”. Parla di Saverio, un bambino rimasto orfano in seguito ai bombardamenti che nel 1943 distrussero Cagliari, e Giulio, altro bambino, affetto dalla sindrome di Down, divenuti fratelli dopo l’adozione di Saverio. La vicenda si sviluppa dalla loro infanzia fino all’adolescenza , culminando con un finale a sorpresa. Sto ultimando la revisione per poi proporlo all’agenzia letteraria che avrà poi il compito di procacciarmi un contratto con un editore, si spera di portata sempre maggiore. Sono anche a metà nella stesura di un romanzo nel quale, in un progetto molto ambizioso, sto sperimentando due tipi di narrazione, in prima e terza persona, e due tipi di svolgimento temporale, al presente e passato; il tutto nella stessa storia. A dirlo così sembra un po’ ingarbugliata come cosa, ma il prodotto finito che sta venendo fuori è davvero interessante e io stesso sono rimasto spiazzato dall’elasticità con cui la storia balza avanti e indietro senza sfaldare la comprensione del lettore. Vi stupirò! Sempre che gli editori me lo consentano.
Un messaggio a tutti gli scrittori esordienti:
Credete sempre in ciò che scrivete e non mollate alla prima difficoltà. Studiate, leggete e scrivete, perché la scrittura non è fatta solo di talento, è fatta anche di tante altre componenti che si acquisiscono solo con la tecnica e l’esercizio.
Vuoi concludere con una citazione di una tua opera?
Nei miei romanzi si parla spesso della diversità, dell’emarginazione che alcune persone subiscono a causa delle loro problematiche fisiche e mentali. Credo che questo estratto, tratto da Petali di piombo, sintetizzi bene quanta ipocrisia ci sia in noi e quanto poco tempo ci sia per pentirsi di aver deriso  anziché sostenuto chi è nato “diverso”.
“Che fatto eccentrico, dei morti che non possono sentire e offendersi si ha più rispetto che per i vivi. Quando si parla di una persona morta, si ha l’impressione di non riferirsi alla stessa persona da viva. Lucio da vivo era stato tante cose: mostro, gnagno, scherzo della natura, aborto e via discorrendo. La sola prospettiva di morte lo aveva trasformato in mischino, poveraccio, sfortunato. Se fosse morto veramente, era probabile che nel punto in cui gli avevano sparato sarebbe stata eretta addirittura una statua in suo onore.”


Ti ringrazio per la tua presenza e ti auguro buona fortuna. Ti ho conosciuto quando ancora i nostri manoscritti erano inediti e attendevamo un esito importante. Sono soddisfatta di ciò che l'esperienza che abbiamo condiviso ci ha insegnato: umiltà e condivisione delle nostre esperienze. 
Mi complimento con te per il risultato ottenuto, frutto di sacrifici e coraggio. 
Davide Piras, autore di Petali di Piombo un libro che sta visitando tutti i paesi della Sardegna e lasciando l'impronta indelebile del suo stile e della sua passione. 
Adesso ti aspetto anche nel mio paese, in attesa di acquistare una copia con dedica!
Buona fortuna, Davide!
Sono io che ringrazio te, Roberta, par avermi dato l’opportunità di farmi conoscere

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GIOVANNI GARUFI BOZZA




Buongiorno, ti ringrazio per la tua preziosa presenza. Comincia parlando un po' di te, come ti descriveresti?

Buongiorno a te e grazie per questa opportunità! Userei alcune parole chiave per descrivermi. La prima è psicologo: sono infatti iscritto all’albo dal 2010 e mi sto specializzando in Psicologia della Salute, studiando nell’omonima scuola di psicoterapia ad Orvieto. La seconda è viaggiatore: amo infatti viaggiare, cosa che non manco mai dai fare, è quasi una necessità che nel giro di pochi anni mi ha portato a vedere diverse parti dell’Europa, e a crearmi una vita che non avesse una base stabile solo a Roma, città dove risiedo e lavoro. Tanto per citare due spostamenti d’obbligo, ho una ragazza nell’Emilia Romagna e studio, come ho detto, ad Orvieto. Direi che sono sentimentalmente e studiosamente pendolare! Un’altra parola chiave è ovviamente scrittore: amo scrivere, specie quando viaggio, portando sempre con me una penna e un taccuino, su cui annoto ogni esperienza o riflessione che il viaggio fisico o quello metaforico della vita mi ispirano. Ultima parola è conduttore: sono vice-direttore di una radio on-line (Radiovortice.it), dove conduco un programma intitolato Crisalide (nome tratto da un’antologia di racconti di cui sono co-autore) che intervista gli scrittori esordienti. Ci sarebbe tanto altro ma rischierei di scrivere un papiro…

Wow! Sei senza alcun dubbio una persona che non si ferma davanti a nulla. Cosa ti ha spinto a far parte del “mondo degli scrittori” ?

Direi che la forza motrice è stata il mio continuo fantasticare. Ho sempre amato, fin da piccolo, narrare storie. Mi sono cimentato più volte a scrivere: racconti, romanzi e via dicendo, tante storie rimaste chiuse nel cassetto fino all’abbandono; c’era sempre una nuova storia da narrare che si sostituiva alla precedente. Finché non ho trovato quella che per me era la storia, solo allora la forza del racconto, e la passione che ho nutrito per i suoi personaggi mi hanno spinto per diverso tempo a scrivere qualcosa senza passare ad altro. Da lì è nata la prima pubblicazione.
Tutto questo senza escludere, ovviamente, la lettura. Non si può essere scrittori, se prima di tutto non si è voraci lettori: è la lettura che stimola la fantasia.

Concordo, Giovanni. Uno scrittore deve essere prima di tutto un lettore. 
Come ti senti quando scrivi? Ti capita di essere travolto dalle emozione e sentire il bisogno di metterle nero su bianco?

Mi sento completamente immerso; hai detto bene, travolto dalle emozioni. Non sono però emozioni mie, ma quelle dei miei personaggi: ci s’immagina un contesto, e uno o più personaggi che vi si muovono all’interno. Ogni loro azione genera un’emozione che inizia a bruciarti dentro; e ti ritrovi con una fiamma interiore talmente accesa che non puoi fare a meno di gettarti con la penna sulla carta, facendo sì che quel personaggio sperimenti la stessa emozione, la possa comprendere, in taluni casi si possa salvare da essa. È un fare un percorso parallelo che si incrocia sulla carta. I miei personaggi vivono nei miei pensieri, mi ispirano dei comportamenti e dunque una storia, la mia mente aggiunge alla loro azione l’esperienza della mia vita quotidiana o di un viaggio fatto: i particolari di un paesaggio, o di un luogo particolare, o di una metafora ascoltata. Poi arriva il momento dell’incontro, perché prima o poi ci si deve incrociare sulla carta e costruire assieme quella che sarà la narrazione finale. Ti faccio un esempio, accaduto di recente: mi è capitato di visitare San Marino a Gennaio. Sono rimasto affascinato dalla cinta muraria, dalle torri che si innalzano sul vuoto, avvolte da una fitta nebbia, dagli scorci che è possibile trovare in questo piccolo Stato. Indovina per dove passeranno i personaggi della storia che sto attualmente scrivendo!? Eppure questa meta non era minimamente prevista! ;)

Nello Stato di San Marino? Ho indovinato sicuramente e comprendo benissimo ciò a cui ti riferisci. Talvolta ci affascina nell'animo qualcosa che si manifesta davanti ai nostri occhi, così tanto da voler rivivere ancora quell'attimo in un nostro lavoro.
Hai qualche esperienza? Se hai già pubblicato qualcosa parlaci del tuo romanzo, hai tutto lo spazio necessario per descriverlo e per dirci dove trovarlo!!  Se non lo hai ancora pubblicato spiegaci cosa significa per te, che emozioni provi e hai provato mentre scrivevi.

Ho due pubblicazioni all’attivo. La prima è un romanzo, quello d’esordio, che s’intitola Selvaggia, i Chiaroscuri di Personalità. Il modo migliore per narrarlo è ovviamente scrivere qui di seguito ciò che il lettore trova guardando il testo: la sinossi. 
Per chi vuole, esiste anche un video trailer su youtube: http://www.youtube.com/watch?v=pqGxqQtHbPY

Selvaggia è una ragazza dark, con i capelli lunghi e neri e gli occhi blu intenso.
Ama il punk rock, veste sempre di nero e con il trucco pesante, vive in un mondo tutto suo, che cerca di assaporare fino in fondo; ama girare per Roma fino a notte fonda, avere incontri intimi con perfetti sconosciuti, ballare fino a tardi in locali dark. Selvaggia scrive poesie e ha una stanza completamente buia. Per il mondo, però, non esiste, non è mai nata: è semplicemente la maschera di una persona distrutta o forse la parte più vera di una personalità che sente di non avere più un senso in questo mondo. Lei è Martina.
Martina è una ragazza bionda che veste sempre con colori pastello.
È vuota, un pezzo di ghiaccio, all’apparenza impenetrabile. Rifiuta ogni amicizia, ogni
rapporto sociale. Ha lo sguardo spento e triste, in quei suoi occhi blu intenso. Ha perso i genitori quando aveva sedici anni. Da allora tutto il suo mondo si è distrutto, e il lutto l’ha trasformata in un corpo vuoto che vive solo perché si deve vivere.
Lei è Selvaggia.
Daniel è un ragazzo di diciannove anni, al primo anno di Psicologia, dove conosce Martina.
Scopre l’esistenza di Selvaggia su un blog e la incontra in un locale dark. Scopre la linea sottile che separa le due ragazze, segnata dal trucco pesante, i caratteri e i gusti opposti. Scopre la sofferenza che lega le due parti della stessa persona.
Tenterà di cancellare quella linea, rompere il muro che separa le due personalità, rischiando di annegare in quel vortice paradossale di conflitti creato da quella ragazza, che sta imparando ad amare, in ogni sua forma.

Il romanzo può essere trovato sul sito delle Edizioni Drawup (www.edizionidrawup.it) da dove potrete ordinarlo per farlo arrivare direttamente a casa vostra, senza costi di spedizione! E’ poi ovviamente ordinabile in tutte le librerie, anche qui con la spedizione a carico del mio editore.

La seconda pubblicazione consiste in un racconto, intitolato La filosofia dell’ottimismo; esso si ispira agli insegnamenti della scuola di Psicologia della Salute che frequento e propone l’idea che le parole che hanno tipicamente una coloritura negativa nel senso comune (Errore, Sgomento e Crisi, ad esempio) possano essere rivalutate, o per meglio dire colorate di luce positiva, in modo da diventare enormi trampolini di crescita personale e sociale. La storia è quella di uno scrittore cinquantenne che sulle rive dell’Adriatico osserva il mare, consapevole che sta affrontando tutte le crisi possibili ed immaginabili (crisi economica, crisi coniugale, crisi creativa ecc.). Incontrerà un personaggio (non dico chi, ma diciamo che è l’ultima persona da cui vi aspettereste, o meglio accettereste, un aiuto) che gli esporrà la sua filosofia dell’ottimismo, spingendolo a vedere il mondo attraverso delle lenti diverse, più positive.
Anche questa antologia di può ordinare in libreria o sullo stesso sito sopracitato. Anche qui, nessun costo di spedizione.
Tante altre informazioni su di me e sulle mie opere, nonché tante sorprese e regali, sono reperibili visitando il mio blog (giovannigarufibozza.wordpress.com)

Nell’introduzione del mio blog parlo di una strada difficile, scoraggiante ma piena di sogni, passione e forza di volontà, come ti senti ad essere esordiente e qual è la tua “aspirata destinazione”?
Riprendendo quello che ho detto per la mia seconda pubblicazione, La filosofia dell’ottimismo, presente dentro l’Antologia Crisalide, indosso le lenti dell’ottimismo (o per meglio dire della Psicologia della Salute) così da risponderti che quella strada difficile e scoraggiante la vedo come un percorso in cui ogni passo mi farà crescere sempre di più. Il motto del mio blog è Vivi nel presente, con un piede nel passato e lo sguardo volto a futuro, perché tanta strada hai fatto e tanta ne devi ancora fare. Non ho una meta e non so dove arriverò, so solo che voglio camminare e camminare (viaggiare!, la mia passione!), per scoprire ogni sentiero che questa strada offre. Non mi staccherei mai dall’appellativo esordiente, neanche se raggiungessi il livello di Augias, perché mi sprona a continuare il cammino, guardando ogni tanto indietro ma avendo la mente fissa su ciò che mi aspetta: la crescita continua. Quindi ben venga il cammino difficile in un mondo editoriale che ha scoperto la crisi prima degli stessi mercati internazionali: quante occasioni offre la difficoltà? Se fosse tutto semplice, non ci sarebbe divertimento, non si sarebbe spinti a conoscere altri autori per aiutarsi a vicenda nella promozione; mancherebbe dunque l’incontro con chi percorre la tua stessa strada e, con esso, la crescita. 

Cosa consiglieresti ad una persona che come te ha un sogno importante ma il cammino è lungo e scoraggiante?
Esattamente quello che ho scritto prima: camminare, vedendo le difficoltà non come ostacolo ma come risorsa. Guardare indietro ogni tanto per vedere quanto si è cresciuti, ma continuare il cammino, facendo di ogni momento di crisi un’incredibile opportunità per migliorarsi. Nel caso della promozione editoriale aggiungerei anche questo: considerare il proprio libro come un figlio, che è nato (pubblicato) ma non basta questo perché cresca e diventi forte. Occorre nutrirlo e vestirlo (promuoverlo) ogni giorno, con passione e costanza. E vedrete che diverrà per voi un capolavoro molto più bello di quanto non fosse appena lo avete tenuto per la prima volta in mano, al primo giorno di pubblicazione. Già solo questo basta per non scoraggiarsi e continuare, no? ;)

Ritieni importante avere un rapporto con persone che hanno in comune con te la stessa passione?
Lo ritengo talmente fondamentale che ho creato un programma sulla radio on-line presso cui sono vice-direttore (www.radiovortice.it) dedicato agli esordienti e alle loro opere. Offro molto più che un’intervista: chi entra nel circuito della radio, entra in uno scambio continuo di collaborazione e cooperazione. Ogni volta che intervisto qualcuno, chiedo come sta promuovendo il suo scritto, perché le sue parole siano di consiglio agli altri esordienti. La radio è collegata al mio blog da cui periodicamente invio newsletter sulla mia promozione, consigliando gli esordienti che ho intervistato su questa o su quella iniziativa che ha aiutato il mio romanzo a promuoversi, perché possa essere utile anche alle loro pubblicazioni, o proposte di progetti comuni: per esempio, rivedendo il database degli intervistati ho scoperto che quattro di loro vivono nei pressi di Bologna. Ho proposto loro di organizzare assieme una presentazione, portando ognuno il suo pubblico, così da ognuno possa farsi conoscere da una fetta di persone mai viste prima. Non so come andrà, ci stiamo lavorando… vi racconteremo ;).

Hai dei progetti in corso?
Di progetti ne ho sempre tanti, forse anche troppi. Non mi fermo quasi mai. Limitando il discorso alla sola scrittura, posso dirti che ho concluso il mio secondo romanzo, che sto revisionando prima di inviarlo al mio editore (dovrebbe uscire a settembre) e sto iniziando il terzo. In merito a quest’ultimo sto sperimentando una cosa mai fatta prima: scrivere senza avere la storia già in mente. Ho solo lo scheletro e il carattere dei personaggi, il resto viene fuori quando mi metto a scrivere. Anche qui non c’è una meta stabilita, vediamo che esce fuori! 
Anche sul blog ho appena aperto una sezione chiamata Psicologia della Salute. È un approccio nuovo, che apre tante riflessioni e tante occasioni di crescita. Oltre a questo, la psicologia della Salute è presente in ogni mia pubblicazione, è il fil rouge che lega tutto. Quindi attraverso gli articoli del blog vorrei farla conoscere meglio, perché aiuta davvero a scoprire le proprie risorse a costruire il proprio benessere.

Un messaggio a tutti gli scrittori esordienti:
Non smettete mai di promuovervi. Sembrerà banale ma è la vera base del nostro mestiere. Scrivere è la cosa che vi piace di più e aver pubblicato un testo vi ha richiesto fatica, emozione, sudore, passione. Avete messo al mondo una parte di voi, ma purtroppo non basta! È la promozione la vera fonte di crescita, per voi stessi e per la vostra opera: dunque create legami, conoscenze, approfittate di ogni occasione che la vita di offre per parlare del vostro testo, perché facendolo parlerete di voi. E quando vi troverete davanti a qualcuno, che lo conosciate o meno, non mancate mai di condividere con esso l’emozione di aver scritto un libro, presentandoglielo e facendoglielo conoscere.
Poi un consiglio meramente tecnico: per imparare come promuoversi al meglio, iscrivetevi alla newsletter del mio blog, e segnatevi questo sito di Emanuele Properzi, il guru della promozione libraria: www.scrittorevicente.com. Nel cammino irto di difficoltà di cui parlavamo poc’anzi, molta strada l’ho fatta con la sua mano sulla spalla, e i risultati sono davvero apprezzabili!

Vuoi concludere con una citazione di una tua opera?
Ti riprendo una parte del racconto de La filosofia dell’ottimismo. Proprio in merito alla rivisitazione delle parole, e al vedere la vita con le lenti della filosofia dell’ottimismo, viene proposto quanto scritto qui di seguito sull’errore (una delle cose che solitamente ci spaventano di più!). Prima di riportare la citazione ne approfitto per salutarti e ringraziarti sia per l’opportunità, sia per le fantastiche domande che mi hanno aiutato a riflettere su quanta strada ho fatto finora, e su quanta ne devo ancora fare!
L’errore è la più grande fonte di apprendimento. Aiuta a migliorarci, a osare, ad avere coraggio, sempre a patto di dargli un colore luminoso e non macabro. Io penso che bisognerebbe fare almeno un errore al giorno, per essere coscienti di vivere realmente, perché chi non sbaglia non sta vivendo: campa, in modo ripetitivo, in modo automatico, stereotipato, quasi fosse una macchina, un automa. Ma in questa coazione a ripetere non osa, non ha il coraggio di fare scelte, e non vive realmente. Tira a campare, ma non vive! Tu invece osa, sbaglia! E se sarai capace di vedere anche l’errore sotto le nuove lenti che la filosofia dell’ottimismo ti dona, allora forse non avrai neanche più paura di provocare cambiamenti nella tua vita, perché saprai che se sbagli avrai appreso una lezione in più, avrai trovato nuovi limiti che conoscevi e nuove risorse che erano addormentate dentro di te e che improvvisamente si svegliano per darti una mano.


Ti ringrazio ancora per la tua presenza, è stato un piacere averti qui tra noi. 

sabato 26 gennaio 2013

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ELISA VANGELISTI



Buonasera, ti ringrazio per la tua presenza, comincia parlando di te, come ti descriveresti?
Una persona comune che guarda la vita con occhi speciali.


Cosa ti ha spinto a far parte del “mondo degli scrittori” ?
Saperlo! Forse l’unico modo che conosco per riuscire a esprimermi.


Come ti senti quando scrivi? Ti capita di essere travolto dalle emozione e sentire il bisogno di metterle nero su bianco?
Mi sento bene. Scrivere per me è un bisogno primario: come mangiare, dormire o fare l’amore.



Hai qualche esperienza? Se hai già pubblicato qualcosa parlaci del tuo romanzo, hai tutto lo spazio necessario per descriverlo e per dirci dove trovarlo!!  Se non lo hai ancora pubblicato spiegaci cosa significa per te, che emozioni provi e hai provato mentre scrivevi.





Ho pubblicato un paranormal romance dal titolo “Il Ragno e l’Iguana” con un piccolo editore che ho presto capito e abbandonato. Ora mi pubblico con il self, cioè faccio da sola. Vendo direttamente i miei romanzi chiedendo solo il prezzo di copertina, ma è possibile acquistarli anche online. 
Ho un gruppo su facebook, si chiama: I lettori de “Il Ragno e l’Iguana”. 
Lì è possibile iscriversi e leggere le risposte a queste e ad altre domande. 
Nasco come poeta, quindi esiste anche una raccolta di liriche dal titolo “Elisa dei cent’anni”.





Nell’introduzione del mio blog parlo di una strada difficile, scoraggiante ma piena di sogni, passione e forza di volontà, come ti senti ad essere esordiente e qual è la tua “aspirata destinazione”?
Mi sento un’imbarcazione in balia delle onde. A volte il viaggio è piacevole, a volte no. I sogni sono il combustibile e i lettori il mio motore. La destinazione è la gioia, quella che scaturisce dalla condivisione.


Cosa consiglieresti ad una persona che come te ha un sogno importante ma il cammino è lungo e scoraggiante?
Prova. Prova. Prova. Anche se tutti dicono che non ne vale la pena. Tu prova. Solo tu sai qual è il tuo limite e quando stai per valicarlo. Ascolta te stesso. Chiediti che cosa vuoi.


Ritieni importante avere un rapporto con persone che hanno in comune con te la stessa passione?
Fondamentale. Non solo con i lettori, che sono in grado di spargere vetriolo o miele sulle tue pagine senza nemmeno rendersene conto,  ma sanno anche perdonare di tutto, in nome di una trama o di uno stile, ma anche con altri autori, dai quali - avendo un confronto sincero - si possono attingere idee preziose.


Hai dei progetti in corso?




Sta per uscire il prequel de “Il Ragno e l’Iguana”, che si svolge dieci anni prima e si intitola “Il nono cielo”. A gennaio 2014 l’uscita del sequel vero e proprio (“Un posto dove andare”) e a gennaio 2015 la conclusione con la pubblicazione del quarto e ultimo della saga, intitolato “L’amore non muore mai”, attualmente in stesura.






Un messaggio a tutti gli scrittori esordienti:
Due cose sono importanti, nella vita: l’amore e i sogni. L’amore può finire, ma non perdere mai i tuoi sogni.

Vuoi concludere con una citazione di una tua opera?
La frase più amata delle mie lettrici, cioè la dichiarazione d’amore del vampiro Gabriel Johnson:
“Il mio cuore non batte, il mio sangue non circola. Bevo sangue finchè ce ne sta, ma non serve a farmi respirare. Respiro, anche se è inutile: di ossigeno posso anche fare a meno; ma da quando ti ho vista, da quando ti ho sentita, tutta la mia forza e tutto il potere che ho sono scomparsi. Vicino a te mi sono sentito piccolo. E spaventato. Perché ho scoperto che ho bisogno di te, Rynn. Ne ho bisogno in tutti i sensi, per vivere e per sopravvivere. Tu mi fai passare la paura per ciò che sono diventato e mi rendi degno di continuare a esistere, facendo di me una persona nuova, insegnandomi l’amore, un tipo di amore che non sapevo esistesse. Sei coraggiosa, sei speciale, ma sei semplice e delicata, con una forza dentro che t’invidio. Quando ti penso ho uno splendido sottosopra dentro al cuore. Là dove ci sei tu, amore mio. Là dove sarai per sempre.”


Ti ringrazio per la tua presenza e ti auguro buona fortuna.

lunedì 21 gennaio 2013

Luca Mastinu


Buonasera carissimi, 
questa sera vi presento Luca Mastinu, un aspirante scrittore con il suo libro "Più forte del Mondo".
Ho avuto il privilegio di leggere in anteprima il suo lavoro, e posso dirvi che merita di fare successo. Più forte del mondo è un libro che mi ha tenuta letteralmente incollata alle pagine, mentre le parole scorrevano rapide. Una trama misteriosa e interessante, dei personaggi le cui personalità sono state studiate con attenzione e cura. Concludo l'introduzione e lascio a Luca il compito di presentarsi!

Buonasera, ti ringrazio per la tua presenza, comincia parlando di te, come ti descriveresti?
Grazie a te per l’occasione. Premetto che non sono solito descrivermi, quindi prima di cadere in banalità preferisco rispondere dicendo che lascio a chi mi sta di fronte questo beneficio.

Cosa ti ha spinto a far parte del “mondo degli scrittori” ?
Purtroppo ancora non ne faccio parte, ma una delle mie più grandi aspirazioni è proprio questa. Mi definisco, date le circostanze, un “aspirante”, giusto per distinguermi da coloro che in Italia e nel mondo si sono affermati come scrittori. In ogni caso, ciò che mi ha spinto a scrivere è stata una ricerca di qualcosa che, oltre alla musica, completasse il mio tempo libero. Un giorno ho provato, un altro giorno ho rinunciato. Qualche giorno dopo ho ripreso e via discorrendo. Ho scoperto che mi piace farlo.

Come ti senti quando scrivi? Ti capita di essere travolto dalle emozione e sentire il bisogno di metterle nero su bianco?
Quando scrivo mi sento diverso. Somiglia a un qualcosa come una visione che tu traduci con le parole. È come osservare delle scene e cercare di riprodurle fedelmente. Quando non vedo nulla significa che non c’è nulla da scrivere. Poi d’improvviso “vedo”, perciò non perdo tempo e butto giù alcune cose su un foglio di carta. La vera emozione arriva quando, rileggendo anche solo una prima stesura, noto che posso riscoprire quell’immagine di partenza.

Una visione tradotta letteralmente, molto interessante e emozionante. Posso immaginare. Hai qualche esperienza? Se hai già pubblicato qualcosa parlaci del tuo romanzo, hai tutto lo spazio necessario per descriverlo e per dirci dove trovarlo!!  Se non lo hai ancora pubblicato spiegaci cosa significa per te, che emozioni provi e hai provato mentre scrivevi.
Sì, nel 2010 ho pubblicato il mio primo libro, “Le tre del mattino” con Photocity Edizioni. Si tratta di una raccolta di racconti, in un numero di cinque. Nacque un po’ per gioco. Il genere che accomuna le cinque storie è il thriller con diverse sfumature splatter, ma mai senza quell’ingrediente drammatico che amo inserire in ogni cosa che scrivo. 
Si può ordinare passando per il mio blog: lucamastinu.wordpress.com .
Posso dire che si tratta di caro omaggio a tutto ciò che da sempre mi accompagna: la musica, il cinema horror, la letteratura horror. Sono chiare le immagini e i tributi a Dario Argento, Lucio Fulci, Stephen King e Dylan Dog, ma non manca la musica come colonna portante. Anzi, è chiaro che quasi ogni racconto è nato da una canzone. Quel che mi emoziona è constatare, quasi con commozione, quanto sia importante la musica (e chiedo scusa se mi ripeto) in quello che faccio. Rileggere quello che scrivo e trovare continui riferimenti ad essa fa un certo effetto.

Nell’introduzione del mio blog parlo di una strada difficile, scoraggiante ma piena di sogni, passione e forza di volontà, come ti senti ad essere esordiente e qual è la tua “aspirata destinazione”?
Essere esordienti non è sempre un limite, perché quando (e se) arrivano i primi piccoli successi (parlo anche del tuo vicino che legge la tua prima bozza e ti viene a dire di avere apprezzato) riesci a goderti tutto senza che nulla ti sfugga di mano. Quindi direi che è uno stadio necessario nel cursus honorum della letteratura.

Certo, quasi tutti poi aspiriamo a diventare famosi, quindi la mia aspirata destinazione è riuscire a far diventare della scrittura un lavoro. Ti dirò di più, auto-tacciandomi di presunzione: vorrei che da quello che scrivo nascessero dei film.

La nascita di un film, penso non corrisponda a un peccato di presunzione. Io lo definirei "desiderio", e questo accomuna vari scrittori. 
Cosa consiglieresti ad una persona che come te ha un sogno importante ma il cammino è lungo e scoraggiante?
Consiglio di non ascoltare quanti scoraggiano. Mai. La tua reazione deve essere sempre quella di voler migliorare. Perciò se hai dei buoni motivi devi iniziare, o continuare. Devi finire solo se lo decidi tu.

Ritieni importante avere un rapporto con persone che hanno in comune con te la stessa passione?
Certo che sì, serve a sentirsi meno soli in questo mondo. Purtroppo anche in questo settore molti percorsi sono logorati dall’invidia. Succede come in ogni fatto umano.

Ottima osservazione, Luca. L'invidia è un sentimento ignobile che nasce da menti che non si applicano nel raggiungere le proprie aspettative, di conseguenza si pongono emotivamente e caratterialmente contro chiunque affronti una sfida, contro chiunque abbia un sogno.
Hai dei progetti in corso?
Sì, recentemente ho ripreso il personaggio del commissario Caralli (che troverete in due racconti contenuti ne “Le tre del mattino”) per renderlo protagonista di un intero romanzo. Per ora ho solamente pochi capitoli, attendo ogni giorno quella piccola dose di ispirazione che mi consente di proseguire.
In secondo luogo mi sto muovendo per l’autopubblicazione del mio secondo romanzo, “Più forte del mondo”, semifinalista regionale per il concorso letterario RAI “La Giara” nell’edizione 2011-2012. Perché l’autopubblicazione? È un po’ il prezzo da pagare quando ancora si è esordienti.
  
Un messaggio a tutti gli scrittori esordienti:
Scrivete per voi stessi, prima di tutto. Non abbiate mai fretta di terminare un’opera. Non fatelo.

Vuoi concludere con una citazione di una tua opera?
Volentieri.
Da “Più forte del mondo”.
Esiste un suono che sembra provenire dalle sfere celesti. È opinione condivisa da molti. Il fatto curioso è che spesso, oltre all'estasi provocata dalle note di un pianoforte, si avverte anche una sorta di malinconia che spesso si commuta con l’angoscia. Non è facile spiegare se quanto detto sia dovuto al tipo di esecuzione. Nessuno, in ogni caso, si è mai sentito si smentirlo.


Ti ringrazio per la tua presenza e ti auguro buona fortuna. Invito i cari followers a seguire Luca Mastinu anche nella sua pagina facebook: 





https://www.facebook.com/pages/Luca-Mastinu-aspirante-Scrittore/304553789571728?ref=stream




Grazie a te, e anche a te buona fortuna!



domenica 20 gennaio 2013

Deborah Fasola

Salve cari followers, amanti dei libri e preziosi aspiranti o emergenti scrittori! Dopo una pausa di qualche mese, riprendono le interviste ai meravigliosi autori che ho incontrato nel mio cammino.

Questa notte, per voi, intervisterò una donna che trovo straordinaria, buona, disponibile e forte! Una donna e una mamma, un'abilissima editor per una casa editrice free e una bravissima scrittrice...







Buongiorno e grazie a te, Roberta! Parlare di me è sempre difficile perché fondamentalmente sono una persona comunissima: una mamma, in primo luogo, e poi un’appassionata di sogni e di libri, posso dire di essere appassionata delle mie passioni, in un certo senso.

Ho 34 anni e tanti sogni nel cassetto, anche se ormai credo d’aver capito che sono loro a decidere quando uscire. Amo leggere e scrivere e amo la vita e l’arte in ogni sua forma.



Cosa ti ha spinto a far parte del “mondo degli scrittori” ?
Non lo so; scrivo da che ne ho memoria e solo moltissimi anni dopo aver cominciato ho deciso di buttarmi e provare a pensare a una pubblicazione o simili. Scrivere è per me sempre stato il modo attraverso il quale filtro ogni cosa: legami, emozioni, dolori, situazioni. Per questo posso dire di averlo scelto per necessità, perché scrivere è la mia valvola di sfogo, il mio mezzo per volare e la mia libertà.

Quindi è stata una scelta naturale, credo, che non mi sono neppure accorta di aver preso… scrivendo, tutto è giunto da sé.



Come ti senti quando scrivi? Ti capita di essere travolta dalle emozioni e sentire il bisogno di metterle nero su bianco?
Scrivo principalmente per quello, tant’è che quando non sono in periodi emozionanti o d’impatto emotivo, non riesco a scrivere. I miei personaggi nascono da parti delle mie sensazioni e del mio carattere, forgiati sulle situazioni che vivo e che mi segnano. Per questo rispondo: assolutamente sì, il mio scrivere è tutto d’emozione, di pancia e di cuore.


Hai qualche esperienza? Se hai già pubblicato qualcosa parlaci del tuo romanzo, hai tutto lo spazio necessario per descriverlo e per dirci dove trovarlo!!  Se non lo hai ancora pubblicato spiegaci cosa significa per te, che emozioni provi e hai provato mentre scrivevi.
Ho pubblicato tre romanzi, una raccolta di racconti e due manuali divertenti, per cui un minimo di esperienza l’ho, seppur in questo campo così particolare sia sempre, sempre, sempre troppo poca.
Ambrosia è il mio ultimo romanzo, edito da Libro Aperto Edizioni ed è quello che senza dubbio sento di più proprio perché è stato scritto filtrando le mie emozioni, come dicevamo poco fa. Ambrosia è una storia d’amore che nasce da un sogno e che ho voluto raccontare seminando in questo romanzo ogni piccola sfumatura e parte di me. Il libro si può trovare sul link, su Amazon anche in versione ebook, oppure nelle migliori librerie (e in tutti gli store online).



Nell’introduzione del mio blog parlo di una strada difficile, scoraggiante ma piena di sogni, passione e forza di volontà, come ti senti ad essere esordiente e qual è la tua “aspirata destinazione”?
Non ho una destinazione se non quella di scrivere e proseguire laddove riuscirò a spingermi, finché la cosa mi piace e mi fa stare bene. Per me è passione al 100%, è vero, ma è anche un hobby e pertanto deve essere piacevole e lasciarmi gioia nel farlo. Sicuramente la strada è difficile, lunga e impervia ma mi sono prefissata di prendere solo il meglio e lasciar perdere il resto, sperando di farcela e di avere sempre la gioia di poter proseguire.


Cosa consiglieresti ad una persona che come te ha un sogno importante ma il cammino è lungo e scoraggiante?
Di non arrendersi, di seguire i suoi desideri, di non limitarsi né lasciarsi distruggere dal sogno, di prenderla con filosofia e osservare i suoi lavori con occhio critico. Insomma di amare la sua passione e non esserne schiavo. E mi raccomando tenete sempre occhi ben aperti sul mercato editoriale per non farvi fregare!


Ritieni importante avere un rapporto con persone che hanno in comune con te la stessa passione?
Sicuramente è piacevole parlare con chi ha le mie stesse passioni, i miei identici sogni e laddove non insorga invidia o gelosia, è bellissimo. Devo dire che finora sono stata fortunata ed ho incontrato meravigliose persone del campo che frequento da anni con tanta passione. Persone gradevoli e corrette, che hanno come me la stessa grinta e passione per l’editoria e la scrittura.

Hai dei progetti in corso?
Attualmente sto revisionando due romanzi a cui sono molto legata per sperare di poterli vedere un giorno editi. Inoltre sto sistemando le bozze di un progetto piuttosto lungo e impegnativo per un vicino futuro, sperando di avere il tempo per dedicarmi a quello che ho in mente; ultimamente ho sempre pochissimi attimi liberi per dedicarmi alla scrittura e vorrei fare molto di più. In ogni caso i progetti ci sono, ci vorrà solo tempo per metterli in pratica.

Un messaggio a tutti gli scrittori esordienti:
In bocca al lupo. Credo che questa sia la cosa più importante per tutti noi. La fortuna e la passione, ecco cose ci serve. Auguro a tutti i raggiungere i propri sogni letterari!

Vuoi concludere con una citazione di una tua opera?
Questa è la citazione che racchiude il significato profondo del mio libro:

«Ma quando non puoi avere ciò che ami, quando non c’è assolutamente nulla che tu possa fare se sai che non potrai mai stringerla per poi trattenerla davvero, allora non ti resta che lottare per salvarla, lottare per continuare ad amarla per sempre.» 

L’importante è amare, non importa se potrai avere colui o colei che ami, tu continua ad amare e a lottare per questo amore, per poter amarlo ancora e per sempre.

Grazie mille per questa intervista e questo spazio, cara Roberta!

Ti ringrazio per la tua presenza e ti auguro buona fortuna.